martedì 12 maggio 2015

Anteprima del romanzo Una passione nel tempo - il ritorno

Prologo St. Andrews - Ottobre 

 Nella sala affollata del club di Brian MacDonald lasciai vagare lo sguardo tutto intorno, mentre mi portavo alle labbra il drink che mi avevano servito. Avevo perso di vista i ragazzi della mia band non appena eravamo arrivati. Si erano mescolati tra gli amici e amiche di Brian, lasciandosi trasportare dal piacere di fare nuove conquiste. Quando il mio amico mi aveva chiamato per invitarmi a festeggiare il suo compleanno, avevo accettato subito, nella speranza di poter ricordare qualcosa dell’ultimo viaggio in quella città fatto prima dell’incidente. Con mio sommo dispiacere, non avevo avuto alcun barlume di ricordo, né nel visitare la cittadina né in quel momento nel club, dove mesi prima avevo cantato. Più di una settimana della mia vita era sparita dalla mia mente e per quanto mi sforzassi di ricordare, sembrava tutto vano. Il medico mi aveva raccomandato di avere pazienza, ma non riuscivo ad averne, perché avevo la sensazione che quello che avevo dimenticato fosse una parte molto importante della mia vita. Mi spostai appena sulla destra e mi appoggiai all’alta colonna di marmo, per avere una migliore visuale e per quanto fosse possibile, un po’ di tranquillità. Abbassai gli occhi, guardai il liquido ambrato e lo feci ruotare, osservando i cubetti di ghiaccio che scivolavano da una parte all’altra, esattamente come mi sentivo in quel momento. Strinsi la mano a pugno nella tasca, frustrato per quella situazione, quando tra il vociare, sentii una risata sensuale e roca, che riuscì a colpirmi al cuore. Sollevai gli occhi per guardare nell’immensa sala incuriosito, e dopo quello che mi parve un’eternità, riuscii a vedere a chi apparteneva. La donna stava parlando con un uomo imponente e muscoloso, che doveva sfiorare quasi i due metri, e una ragazza. I miei occhi non riuscivano a lasciare la sua figura. Lasciai scivolare il mio sguardo sui suoi capelli biondo ramato, che sembravano portare con loro le sfumature dell’autunno, sollevati e lasciato qualche ricciolo ai lati del volto, incorniciavano il suo viso a cuore. Osservai le sue sopracciglia ben delineate e arcuate, il naso piccolo e perfetto, gli zigomi leggermente pronunciati, la bocca carnosa che sembrava invitarti ad assaporarla come se fosse un frutto proibito. Non riuscivo a vedere gli occhi, a parte delle ciglia lunghe, perché aveva il viso rivolto verso l’uomo e proseguii a guardarla. Indossava un vestito aderente che non lasciava nulla all’immaginazione e che faceva risaltare il suo corpo perfetto e magro e le sue gambe lunghissime, inguainate con delle calze che dovevano essere di seta. La sua pelle diafana risaltava alla luce neanche fosse stata una perla. Sollevai lo sguardo e fui colpito dal suo e finalmente vidi il colore dei suoi occhi. Sembravano due smeraldi, limpidi e puri, che reclamavano la mia anima sin nel profondo. Rimasi con il bicchiere a mezz’aria, senza avere la facoltà di portarmelo alle labbra, troppo preso da lei e all’improvviso, un’altra immagine di mesi prima nella stanza dell’ospedale si sovrappose. Era la stessa donna che avevo visto quando avevo riaperto gli occhi e che avevo trovato lì, accanto a me, intenta a guardarmi. Un’amica che aveva accompagnato Brian, così mi era stato riferito, ma non avevo saputo nulla di più, perché era sparita prima che avessi potuto farle alcuna domanda. Più la osservavo, più mi sentivo attirare verso di lei. Strinsi ancora di più la mano contro la mia gamba, come se quel gesto avesse potuto allentare la tensione. Il mio membro pulsava e il battito del mio cuore accelerava. I suoi occhi si posarono su di me, con dolcezza, avidi di ogni particolare e a ogni loro passaggio sul mio corpo, brividi di eccitazione venivano risvegliati. Come se non esistesse nient’altro in quell’immensa sala, mi lasciai trasportare da quel desiderio che mi stava provocando e che non riuscivo a contenere, come se ogni parte di me si tendesse verso di lei e la riconoscesse. La sua amica le appoggiò la mano sul braccio per reclamare la sua attenzione e lei voltò la testa, lasciandomi. Non appena lo fece, mi sembrò di ritornare a respirare, come se avessi nuotato in apnea, e il mio corpo, già teso all’inverosimile, si rilassò appena. Non riuscivo a comprendere cosa fosse accaduto in quei brevi istanti in cui c’eravamo guardati. Di solito ero diffidente con le donne, memore di una lezione di cui pagavo ancora le conseguenze, ma con quei suoi occhi che mi avevano trafitto, tutto sembrava passare in secondo piano e quel filo spinato che avvolgeva il mio cuore sembrava allentarsi. Distolsi a fatica il mio sguardo da lei e cercai di ricompormi. Il desiderio era ancora ben presente nel mio corpo. Tutto m’induceva a colmare quello spazio che c’era tra noi, per potermi avvicinare a lei così da sentire ancora la sua voce sensuale. Inorridito da quei pensieri che di solito non avevo, o che comunque controllavo con rigore, prendendo solo quello che volevo con alcune donne, mi portai alle labbra il drink. Il liquido fresco invase la mia bocca, lo ingoiai e solo per un attimo il sapore pungente dello scotch sostituì quella sensazione che ormai era vivida dentro di me. Qualcosa di non ben definito mi richiamava per continuare a guardarla ancora, avido e bramoso di sentire ancora i suoi occhi così penetranti su di me. Sospirai abbassando il braccio con cui avevo il bicchiere e posai i miei occhi su di lei. Sorrideva all’uomo che in quel momento le era accanto. Dal suo corpo emanava forza, e da cosa ne avessi la convinzione non lo sapevo comprendere, forse dall’atteggiamento possessivo o dalla postura, che nonostante fosse rilassata, sembrava pronta a sfidare chiunque potesse farle qualcosa. All’improvviso l’uomo si girò e mi guardò. Fui trafitto da due occhi violetti che mai avevo visto. Il suo sguardo fu glaciale e duro. Mi osservava insistentemente. Riconoscevo che quella persona era tutto quello che io non potevo essere. Era dotato di una bellezza al di fuori dei canoni normali, con i capelli ondulati e neri che si poggiavano sulle spalle e i lineamenti del suo viso marcati e ben definiti. Non potei fare a meno di chiedermi se quell’uomo, avesse potuto essere qualcosa per lei, e il solo pensiero che lui avesse potuto toccarla, mi fece irrigidire. Così com’era arrivato, quel pensiero svanì, e mi resi conto che con tutta probabilità, la mia mente mi stava giocando brutti scherzi. Quella sensazione però non mi abbandonava, lasciandomi irrequieto per la prima volta dopo mesi dall’incidente. Sostenni quello sguardo, fino a quando l’uomo si girò per rispondere alla ragazza che gli era accanto. Troppo sconvolto dalle emozioni che si stavano scatenando dentro di me, posai di nuovo i miei occhi sul volto della donna, senza riuscire a fare a meno di osservarlo nei minimi particolari. E poi, nel momento in cui mi ero soffermato incantato sulle sue bellissime labbra, atteggiate, in quel frangente, in uno splendido sorriso, mi accorsi che mi stava guardando a sua volta. I suoi occhi esprimevano, senza alcuna remora, certezza, desiderio, passione e amore in egual misura, lasciandomi senza fiato. Perché quella donna aveva il potere di sconvolgermi la mente? Come poteva, attraverso quelle emozioni così devastanti, far vivere il mio corpo addormentato? Fui distolto dalle mie elucubrazioni da Brian e dagli amici della band che reclamarono la mia attenzione. Mi spostai, camminando verso di loro, lasciando quelle domande al momento senza alcuna risposta.